Jimmy Della Collina by Massimo Carlotto

Jimmy Della Collina by Massimo Carlotto

autore:Massimo Carlotto
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo quinto

Preparati. Sei in partenza, ” annunciò l’agente dallo spioncino.

“Finalmente” pensai. Erano trascorsi ventidue giorni da quando avevo picchiato l’albanese e non ne potevo più di stare in isolamento. ” Dove mi portano? ” domandai. ” In Sardegna. ” Sardegna? Non potete mandarmi così lontano. ” Possiamo eccome. Vedrai che l’aria dell’isola ti farà bene. Il furgone blindato uscì dal portone dell’istituto e si infilò nel traffico della città. Era strano osservare la libertà dall’interno di una piccola prigione viaggiante. La distanza tra la mia condizione di detenuto e il mondo esterno rimaneva incolmabile e le immagini scorrevano come una pellicola cinematografica. A un semaforo fissai una ragazza che non mi poteva vedere. Doveva avere la mia età. Stava aspettando il segnale verde per attraversare la strada. Era bella. Soprattutto era vera. In galera si faceva in fretta a dimenticare la realtà. La mia mente era piena di immagini di donne pescate dalle riviste pornografiche che non avevano nulla di vero. In quel momento capii cosa significava scontare una pena, vivere in un mondo e in un tempo sospesi dove nulla ha senso se non la propria sofferenza. Giurai a me stesso che, una volta uscito, non mi sarei più fatto arrestare. Per nessun motivo. Il viaggio in autostrada fu lungo e monotono, interrotto solo da una sosta per pisciare e mangiare un panino. A un tratto vidi il mare. Sembrava appartenere a un pianeta diverso. Il furgone salì lentamente la rampa del traghetto. Sperai che mi mettessero in una cabina con un oblò. Invece finii in una delle celle puzzolenti e rumorose nella stiva. Il mare potei solo sentirlo, le onde lunghe accompagnarono la nave nel suo viaggio per tutta la notte. Il mattino seguente sbarcammo nel porto di Cagliari.

Osservai incuriosito la città, così diversa dai luoghi dove avevo vissuto. Poi il furgone si fermò davanti al portone dell’Istituto Penale Minorile di Quartucciu. Dopo la solita trafila mi accompagnarono dal direttore. Mi accolse con un sorriso. Mi fece segno di sedermi e continuò a leggere il mio fascicolo. ” Perché vuoi farti chiamare Jimmy? Alzai le spalle. ” Mi piace. ” Bene, Jimmy… da quanto leggo sei un pessimo elemento. Accusato di aggressione e sospettato di traffico di stupefacenti. Abbassai lo sguardo. “Adesso comincia con la solita solfa”

pensai. Invece il direttore chiuse il fascicolo e incrociò le braccia. “

Attualmente ci sono una trentina di ragazzi, ” iniziò a spiegare. ” Le strutture sono quelle che sono ma si può studiare, oppure, quando i volontari riescono a organizzarli, seguire corsi di teatro, pittura, musica, meccanica e falegnameria. Se poi ti piace lo sport puoi praticare calcio e calcetto e abbiamo anche una palestra ben attrezzata.

L’importante è non rimanere inattivi. Insomma, hai la possibilità di trovarti bene. Dipende tutto da te. ” Ho capito. ” Un’ultima cosa. In questo istituto ci sono ragazzi sardi e altri, soprattutto extracomunitari, trasferiti da altri penali minorili. Per noi i ragazzi sono tutti uguali. Capisci quello che voglio dire? “Si. ” Non voglio problemi di questo e di nessun altro tipo.



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